Il Giardino di Sculture

Un avvenimento culturale dello scultore Guglielmo Vecchietti Massacci che riveste in se la poesia del ritorno alla propria terra. Dopo un lungo periodo vissuto a Bologna dedicato all’insegnamento, ad esposizioni nazionali ed internazionali, desidera ridare se stesso ai luoghi di origine e ai conterranei tramite un segno forte e riconoscente. La sua nuova casa-museo con annesso giardino di scultura che nello spirito di sempre sarà luogo aperto al pubblico. Le sue opere sono cariche di energia, un inno alla vita La speranza è che quel popolo sappia cogliere la realtà di quello spirito, con la certezza che le future generazioni sapranno meglio apprezzarne e interpretarne la vitalità sempre presente. Concepisce la Scultura come dialogo sincero, univoco e diretto fra materia ed esecutore. Ogni scultura unica e irrepetibile. Dalla ideazione-progettazione-realizzazione: dall’inizio alla fine resta una creazione personale. Solo così le proprie energie e la vita trasmessa alle sue opere vengono assorbite dalla materia e poi ritrasmesse. Questa scelta, gli permette di esprimersi liberamente, senza vincoli di alcun genere, siano essi di tipo critico, commerciale o politico. La sua onestà intellettuale, libertà morale ed spirituale fanno sì che possa concepire ugualmente e creare libero spazio attorno alla sua scultura, scegliendo per essa luoghi aperti preferibilmente a musei o luoghi chiusi. Già dagli anni 80 con spirito pionieristico con il solo proprio apporto personale cominciò a proporre esposizioni di scultura da tenersi nelle città, creando percorsi alla scoperta delle medesime della durata di un anno, mostre tenutesi specialmente del nord Europa. Partendo dalla fine degli anni 60, da solida e personale figurazione, a percorso momenti di grande contemporaneità che, come stendardo del suo segno nello spazio, è arrivato tramite la ricerca ad una propria identità negli anni 80. La complessità delle forme diventa più sintetica, le opere, sottratte alla pesantezza del marmo, quasi vele fragili e leggere, che ruotano su se stesse vibrando nella luce. Vele pensate, in un marmo messo più volte alla prova, da una spinta sostenuta dalla volontà di andare al di là, tanto da spezzarne anche quel limite. Ali e vele, che crescendo, solidificandosi, tornano di nuovo alla terra ferma, in un abbraccio con le proprie origini, tali “Matrice” del 2002 o “Grembo” dal 2000 ad oggi. Enzo Galeazzi, 2006